Elenco blog personale

mercoledì 13 dicembre 2017

Nella pancia di mamma è più facile

Topina si appresta a compiere due anni...già 2 anni, sembra ieri che facevo l'albero di Natale con la pancia enorme e mi chiedevo come sarebbe stato finalmente diventare mamma, se fosse nata in anticipo rispetto alla DPP, in ritardo e come sarebbe andato il tutto.
Mica potevo sapere che la piccoletta si sarebbe mostrata più tenace del previsto, così, giusto per onorare il corredo genetico di mamma e papà che di determinazione ne hanno da vendere (ahimè discutiamo perché siamo due cocciuti).
Lei si è fatta attendere, per mantener fede a tutto l'iter di attesa e speranza, è nata a 42 settimane ed ha fatto di tutto e di più per rimanere dentro la pancia oltre il tempo fisiologicamente ammesso.
Al corso pre-parto ci fecero una bella lezione sul ruolo del neonato al momento del parto, su tutto quello che fa per nascere...ecco, io posso fare lezione su tutto ciò che Topina ha cercato di fare per ritardare la sua uscita!

Ed è proprio su questa determinazione che abbiamo iniziato a costruire il nostro rapporto genitori- figlia, figlia-genitori; una bimba che ci ha sempre fatto capire quando era il momento per ogni cosa, ci ha fatto esclamare per molte cose "di già" e per altre "e tu quando?", una bimba meravigliosa, come tutti i bimbi per la propria mamma e che, mio malgrado, ho dovuto mandare al nido a 8 mesi.

E qui viene il punto.

Vista e considerata la sua determinazione ed il suo caratterino tosto, ho sempre pensato (e sperato!) che al nido non soffrisse troppo le normali dinamiche di condivisione e socializzazione con i coetanei.
E così è stato, addirittura la scorsa estate mi sono trovata a "salvare" la figlia coetanea di una coppia di amici dalla mia piccola gangster che voleva monopolizzare l'unico secchiello a disposizione dell'amichetta, lei che aveva per contro 380000 giochi da spiaggia urlando "Mio mio" ed io giù a spiegare che i giochi si condividono e non era giusto fare così.

Mi sono sempre sentita dire "beh, che vuoi, un po' carattere, un po' il nido, imparano a difendersi bene da soli fin da piccolini", tutto ok, salvo poi scoprire un paio di mesi fa che che Topina in realtà è diventata PIAGNONA!!!

Ebbene sì, la piccola gangster delle spiagge nostrane si è trasformata in una principessina indifesa e piagnona, che si fa strappare dalle mani tutto e piange accorata ed inconsolabile per ogni cosa.

Difficile gestire sta cosa qua, giacché ogni volta rimane senza fiato per piangere, esattamente come quando si fa male, un pianto di dolore che dura parecchio e che lascia stranita, nonostante cerchiamo sempre di consolarla sdrammatizzando.
Dulcis in fundo l'altro giorno è stata picchiata da un bambino con il quale stava giocando, sotto i nostri occhi, non siamo riusciti a parare prima che il bimbo alzasse le mani. Si è girato mezzo parco giochi per le urla (stavolta urla giuste, le aveva fatto male oltre che tolto i giochi) beh, mi sono sentita morire nel vederla in quella situazione, ho assistito alla sua prima ingiustizia.
L'ho vista piccola e indifesa, abbiamo cercato di consolarla senza compatirla troppo, nonostante stavolta abbia rimediato anche un bel bernoccolo in testa e nei suoi trascorsi da piccola gangster non abbia mai e poi mai alzato le mani. Gli altri genitori, che hanno anche loro assistito alla dinamica, sono rimasti di un'indifferenza imbarazzante, non hanno chiesto ne' scusa a Topina o a noi, ne' ripreso il figlio per aver alzato le mani. Figlio, che per quanto piccolo, sembrava abituato a confrontarsi così con i coetanei, visto che dopo 5 minuti ne ha picchiato un altro.

Ed io che riprendevo Topina qualche mese fa, solo perché gridava "è mio è mio".

Fatto sta, che da allora, mi interrogo continuamente sul fatto se abbia fatto bene male ad aver cercato di mitigare quel suo iniziale accenno di prepotenza, se in qualche modo sono responsabile di questa sua regressione o se come tutte le cose dei bimbi piccoli è solo una fase transitoria, se passerà o se anche al nido (dove io non vedo) la dinamica si ripete.

Indubbiamente il detto "figli piccoli guai piccoli" è verità assoluta, per quanto si tratti di sciocchezze, devo riconoscere che quando era più piccolina e meno indipendente tutto era più gestibile e meno faticoso.

E poi, inutile girarci attorno, da mamma è stato brutto assistere alla scena, vederla disperata non so bene se per la botta o per il torto, ti rendi conto che crescono, ma per te rimangono sempre piccoli ed indifesi.


giovedì 16 novembre 2017

Altalena emozionale

Quando ti riparte il pensiero della gravidanza, di un'altra gravidanza che non arriva manco stavolta, ti rendi conto che avevi messo in standby il cervello:avevi giurato che non saresti più finita nel loop della conta dei giorni, del muco, dei rapporti mirati e soprattutto nella famigerata ispezione della mutanda, che conosce bene ogni donna che ha faticato o che fatica a diventare mamma.
Stavolta pensavo che anche a me potesse succedere quel "non ci pensavamo neppure, quando ho realizzato che ero in ritardo di un paio di giorni e ricordo a malapena la data delle ultime mestruazioni".
Non ci pensavamo???
Non ricordo la data delle mestruazioni???
Ritardo???
Ma quando mai, io ci penso tutti i giorni, ogni mese mi pare di pescare la carta del Monopoli che ti riporta al via, da un lato bene perché ricomincia tutto, dall'altra è come vedere lo stesso film dal finale (triste) scontato.
La data delle mestruazioni io ce l'ho impressa, anzi marchiata a fuoco nel cervello, fosse mai me la scordo per chissà cosa poi.
E l'unico ritardo che conosco è quello che faccio tutti i giorni quando devo andare al lavoro.

Periodo di bilanci, periodi anche di "mai una gioia" e ultimamente sono la maggior parte.
Che poi sono ingiusta, io una grande gioia l'ho avuta e ne sono grata alla vita ogni giorno, ma cavolo per riprovare la gioia di essere mamma e dare un fratellino o una sorellina a topina devo soffrire di nuovo così?
Sarà che L. la mia amica, compagna di Pma, mi ha detto di essere incinta ed anche lei "non mi ricordo quand'è  successo" e pensare a quanto non le sopportavamo ste frasi mentre ci facevamo di ormoni... Sentirmela dire proprio da lei è stata una mazzata. Nel frattempo domani chiamo il centro, vediamo se ha riaperto le liste, anche se sapevo a dicembre...
Con uno spermiogramma così dove pensiamo di andare?! Giusto in un centro di Pma mi ripeto. E vabbè però alla botta di culo ci speriamo tutte, infondo ne basta uno, c'è ne sarà uno meno malconcio che ha voglia di fare il suo lavoro no???
Nel dubbio oggi mal di panza e tatannn, mestruazioni, così con 3 gg di anticipo, perché non il ritardo mai mai, giusto per ricordarmi che la strada è in salita, piena di buche e dove non ci stanno le buche c'è una montagna di fango, che ti riporta giù, più che non si può.

In tutto questo non vi ho detto che la mia cara dolce metà è l'alterego ottimista di Pollyanna, certe volte lo guardo e penso che meglio avere uno così accanto, certe altre pensi "te e st'ottimismo del cazzo".

E poi c'è lei, la topina, che oggi voleva tenessimo a casa un'amichetta per giocare... Ed io mi sono sentita un po' morire a sapere che di sto passo rimarrà figlia unica.

giovedì 2 novembre 2017

Cospirazione astrali e ormonali

E così, per il terzo mese di seguito, in prossimità delle famose 48 ore fertili (che conosce bene ogni donna alla ricerca disperata di una gravidanza), noi due cosa facciamo:LITIGHIAMO!
Eh sì, una sincronia perfetta!!!

Sembra che si aspetti nient'altro che queste famigerate e maledette 48 ore per tirare fuori argomenti di scontro e tensione.
Ecchepalle.
Già è frustrante essere finite nuovamente nel loop muco, conta-giorni, ovulazione, speranza e disperazione, già è complicato viversi una sessualità sincronizzata sui ritmi degli ormoni, in più ci si mettono pure scazzi vari, il quadro è presto fatto e concluso.
Il tutto avviene sistematicamente per delle cretinate atomiche, perché noi non si litiga per faccende serie, no no, noi ammassiamo le idiozie in 48 h al mese. Roba dai guinness eh.

Certe volte mi chiedo se non debba prendere tutta questa apparente casualità e congiura astrale come un segno, come un messaggio della serie "lascia perdere, fatti bastare la vita che hai e smetti di sperare nei miracoli, che semmai esistono non ti toccano certo due volte, manco se ti rimetti in fila buona buona e aspetti il tuo turno".

Pensa pensa e ripensa alla fine finisci le energie, finisci pure la speranza di salvarti dalla Pma e tutto quello che ne consegue.
Gioie a metà. .

mercoledì 11 ottobre 2017

E così, si riparte, o almeno proviamo a ripartire...

L'idea di un altro bambino io ce l'ho sempre avuta, a dire il vero, quando tutte sognavano il giorno del matrimonio, l'abito e la festa io sognavo almeno due figli, meglio se tre, la fase matrimoniale io l'avevo bypassata a prescindere.
Poi la vita in qualche modo ti riporta con i piedi a terra, nella realtà (forse perché ho sempre passato tanto tempo a pianificarla ed organizzarla?!) e ti fa capire che già riuscire ad averne uno, anzi una, è un lusso.
Ho giurato che dopo la PMA intrapresa per avere topina non mi sarei mai più sottoposta a quel bombardamento ormonale, a quello stress psicologico, infondo ho lei e questo poteva bastarmi e poteva consentirmi di dedicare tutte le energie per crescere lei.

Non è così, mentivo a me stessa!

E' passato quasi un anno da quando la ginecologa ci ha dato il via libera per cercare naturalmente una nuova gravidanza, visto che dopo il cesareo abbiamo dovuto attendere 6 mesi, e nulla è accaduto.
Sono ritornata indietro di 3 anni, con i fantasintomi, con lo studio del muco (gli stick no, stavolta no!) e l'esplorazione della mutanda in prossimità delle mestruazioni.
Puntualmente delusa, anzi, spesso delusa con anticipo sulla tabella di marcia.

Sappiamo solo che la situazione soldatini è migliorata di molto, ma a quanto pare non abbastanza da regalarci la gioia di un'altra gravidanza, stavolta naturale.

E quindi...PMA sarà!

A dicembre il centro dove ci rivolgemmo la prima volta riaprirà le liste ed i tempi di attesa stimati sono circa 6 mesi, niente, siamo pronti, spero, credo, la prescrizione c'è, manca il primo appuntamento. Stavolta lievemente più serena, ho la ginecologa interna, la volta scorsa scelsi lei successivamente.

Nel frattempo la dolce metà cavalca l'onda del miglioramento e se ne va un paio di volte al mese da una famosa agopunturista della nostra città che, ci ha tenuto a precisare che secondo lei il problema di questi soldatini pigri e svogliati è solo di natura energetica....eh sì, perché anche noi siamo nella fitta schiera dei "sine causa". Quindi oltre a farsi infilzare 2 volte al mese, gioca al piccolo alchimista con tutte le vitamine, soluzioni e polverine (vitamine che secondo lei mancano)che deve prendere più volte al giorno.

Me lo immagino, lui che si dimentica anche la strada per il bagno, a ricordarsi la pasticchina delle 10, le goccine delle 2, sciolte in acqua calda e bevute entro 15 secondi!!!

Stavolta sono meno ansiosa, più fatalista, se deve andare andrà e se non andrà pazienza, infondo la Topina c'è e siamo stati già premiati!

Poi c'è il problema latte, eh sì, la topina a 20 mesi è ancora tetta-dipendente e sto cercando disperatamente di trovarle un'alternativa, lei che il ciuccio non l'ha mai voluto, lei che al latte vaccino risponde con un "mamma, bevi te", lei che non ne vuole sapere e mi guarda supplichevole ogni volta.

Ed io...cedo.

Voglio riprendermi qualche ora di sonno, non dormo da 20 mesi, ogni notte se sono fortunata, si sveglia dalle 2 alle 4 volte per la sua ciucciatina confortante e poi c'è la nuova PMA e le due cose sono inconciliabili, devo arrivare quantomeno a dicembre "pronta" da questo punto di vista.

Da un lato mi sento tanto in colpa, già le tolgo attenzioni, e se avessi solo lei come figlia?
Dall'altro penso che portare un allattamento fino ai 20 mesi sia un obiettivo più che soddisfacente e che comunque il nostro legame non ne risentirà.

Vedremo...è tutto una gran confusione, o sono io che sono in confusione.

lunedì 4 settembre 2017

Donna a metà

E' da un pò che volevo scrivere sta cosa qua, perché fondamentalmente ritengo i confronti vis à vis molto più artefatti con il passare degli anni, come se le persone avessero paura di dirti le proprie difficoltà nell'affrontare la vita. Ho notato che ti dicono volentieri (quasi sperano tu glielo chieda) le difficoltà ovvie, economiche, di salute e simili, ma sono molto meno inclini a confidare le difficiltà di natura psicologica, quelle interiori, quelle che ti costringono a guardarti bene dentro, ma proprio bene bene eh.


Da quando è nata Topina ci sono giorni, la maggior parte di essi direi, in cui non mi sento pienamente ne' madre e ne' donna. Il lavoro non lo vivo più come prima, io che ero un'ambiziosa perfezionista del cavolo, ora ci vado perché economicamente parlando, devo lavorare. Sì che non mi ha mai entusiasmato granché ma ho dato sempre il 100% un pò perché sono fatta così e un pò perché a detti di tutto è un bel lavoro.
Topina va al nido da quando ha 8 mesi e questo è e rimarrà il mio grande cruccio; la figlia tanto voluta, desiderata, sofferta, mandata al nido...quando ci penso (cioè sempre) lo ritengo inaccettabile, ma d'altra parte non avrei potuto fare diversamente.


E così mi ritrovo ad esser mamma dalle 16 in poi e nei weekend e festivi, a lavorare dalle 8:30 alle 15...boh, ne' carne ne' pesce insomma. Sembro e sono solo una mamma stressatissima che lavora in una grande città, banale forse, ma reale. Sento che il tempo mi sfugge, ogni giorno che passa sento di perdermi qualcosa, nell'uno e nell'altro campo, è come tenere un piede in un binario e l'altro in uno parallelo, che in certi punti si separano tantissimo e si fa una faticaccia boia a mantenersi dentro. Da ognuna delle due cose ci si aspetta tanto da me ed io in questo momento voglio dare e do' priorità alla Topina, senza però potermi prendere lo spazio che realmente vorrei concederle e concederci.


Si lo so, ci passeranno in tante, forse tutte, ma chissà perché appena azzardi la conversazione con qualcuna, ti ritrovi davanti le mamme perfettamente soddisfatte o quella che ti invidia o finge di farlo, le stesse che poi spediscono il figlio al nido perché non lo sopportano più. Per carità non giudico nemmeno loro, si sa, ognuno è fatto a modo suo e ogni figlio è difficile, ma quanto vorrei stancarmi anch'io di stare con Topina.


Poi mi chiedo:
Ma se avessi la possibilità, staresti a casa?   La prova la farei volentieri, almeno per vedere la differenza.
Sarebbe giusto privarla della possibilità di passare del tempo con i suoi coetanei e tenerla tutta per te? Certo che no, però svegliarla ogni mattina alle 7:30 per portarla al nido anche in pieno inverno, quando salvo febbre, ha il naso pieno di moccio e tanta voglia dormire è straziante e poi non la voglio tutta per me, voglio poterle dare il 100% di me.


Tanto una soluzione non c'è o io comunque non ce l'ho.
Il vero problema è che quando passerà Lei sarà cresciuta ed io spero di averle dato almeno qualità visto che per la quantità ho cercato di fare del mio meglio!

giovedì 20 luglio 2017

Letto a 3 piazze

I pareri non richiesti sono quelli più numerosi e i più fastidiosi, non credo solo per la sottoscritta. Gira che ti rigira la maggior parte delle persone non resiste a tacere, ti devono dire per forza quello che pensano, il più delle volte quando mostri disinteresse alle loro chiacchiere.
Ma per qualche strano meccanismo, coloro che si autoproclamano consiglieri di non so cosa, non solo decidono che i loro consigli sono fondamentali per il proseguimento della TUA esistenza, ma ti tediano con lunghi monologhi di argomentazioni.


L'argomento prediletto?
I FIGLI, I TUOI FIGLI, ovviamente!


Partendo dal presupposto che se hai un solo figlio ed è pure piccolo, allora sei al limite tra un'incompetente ed un'inesperta, bisognosa di consigli (?), anche se la realtà è diversa, sei serenissima, te la cavi benissimo e di certi consigli non sai che fartene. Ma vabbè.


L'iter è sempre lo stesso, iniziano a farti una serie di domande fino a trovare quella che scatena il loro senso ipercritico più estremo.
Nel mio caso il terreno di battaglia è il famigerato  "letto a tre piazze" come lo chiamo io!
Eh sì mia figlia dorme nel lettone da quando ha...da.sempre praticamente...e allora???
Siamo tutti felici, felicemente scomodi a volte, ma tanto felici di condividere spazio, calore e respiri.


L'esigenza è nata inizialmente dalla volontà di continuare ad allattare, dalla stanchezza alla quale nessuna mamma è mai veramente preparata e, soprattuto, dalle 1500 paranoie che almeno una volta ogni neo mamma si è fatta (SIDS, rigurgiti, aritmie varie).
Abbiamo scelto di metterla nel letto perché abbiamo sempre creduto entrambi che non ci sia motivo per accelerare il già traumatico distacco dalla pancia e poi perché parliamoci chiaro, è bello, è bellissimo averli accanto, bello per noi e bello per loro.


Ogni volta che dichiaro di condividere il nostro letto con la bimba la gente si fa improvvisamente seria ed inizia a sparare cose del tipo "ah...vedrai ora non esce più", come se poi ci fosse gente che dorme a 20 anni con la mamma ed il papà. Mia figlia è una bimba serena, equilibrata, molto ma molto più di molti di quei bimbi che sono stati (frettolosamente) collocati nei loro lettini nelle loro camerette. Il suo lettino è accanto al nostro creando un'unica superficie.
Lei sa che quello è il suo letto.


Non credo di sopravvalutare la bimba quando ritengo che sarà lei a chiederci il suo spazio.
Io stessa ho dormito con i miei genitori fino ai 3 anni circa e garantisco di non aver avuto problemi di natura sociale o relazionale (ne ho taaaanti altri!!) e conosco diversi bimbi, figli di amici e conoscenti che, condividendo il letto con i genitori, ad un certo punto hanno deciso di prendere possesso del loro letto (intorno ai 3/4 anni).


E vuoi mettere l'intimità? Dicono gli opinionisti convinti.
L'intimità rispondo, non è solo fatta di un letto, in camera da letto!
Già l'arrivo di un figlio destabilizza l'intimita di una coppia, figuriamoci a relegarla solo a momenti e spazi ben precisi. Nooo, la morte della vita di coppia praticamente.


Ho imparato a sorridere, a lasciar parlare queste persone, a lasciar loro la convizione di essere genitori migliori e che i loro figli siano impeccabili, io nel frattempo mi godo la topina in mezzo a noi, ogni sua ricerca di contatto, ogni sua espressione.


Questi momenti non torneranno ed io voglio vivermeli tutti, per non avere rimpianti.

lunedì 19 giugno 2017

PMA...ovunque!

Quando inizi a concretizzare l'idea di avere dei figli e ti imbatti nelle prime iniziali difficoltà ti senti sola, molto sola. Gli stati d'animo sono estramamente altalenanti, come i tuoi ormoni.
E' quello che è successo a me, ma sono certa sia successo a molte altre, azzarderei dire a tutte.
Inizi a sentirti diversa, anormale, inizi a chiederti cosa ci sia in voi che non va, inizi a percepire il tuo corpo e quello della tua metà come uno oggetto rotto, che ti ha tradito proprio nel momento peggiore e più inaspettato.
Intorno a te tutti che fanno figli, pance ovunque e mammine sorridenti a passeggio con i loro pargoli. Ma la realtà non è proprio come sembra.


Abbiamo scelto di non parlare del nostro percorso di PMA (fatta eccezione per 3 o 4 familiari con i quali abbiamo condiviso una minima parte del nostro percorso) per una serie di motivi,  primo fra tutti per evitare quel chiacchiericcio che riempie le giornate di molte persone e che ci avrebbe fatto diventare preso agli occhi di tutti "quelli che" e non ultimo per evitare ogni sorta di commiserazione ed ovvietà tipica di queste circostanze. Abbiamo preferito far credere a tutti che la nostra topina sia stata e sia un dono di madre natura, mentre altri più o meno velatamente e spesso per bocca di parenti e amici lasciano trapelare le loro difficoltà. Circa il 30% delle nostre conoscenze, senza contare tutte quelle persone che come noi, preferiscono non parlarne, stanno o hanno intrapreso percorsi di PMA.
Questo dato mi colpisce molto sia da un punto di vista numerico ovviamente, sia da un punto di vista umano. Mi intristisce pensare che ci siano tante, tante persone e coppie che stiano vivendo questo percorso e stiano convivendo con quella solitudine che io stessa ho sperimentato. Sarebbe bello se i consultori o i presidi sanitari della zona, invece di organizzare  solo e soltanto percorsi di preparazione alla nascita si focalizzassero anche su questo. Creando dei gruppi di incontro, che ne so, dei percorsi, qualsiasi cosa che possa aiutare a vivere meglio questo difficile percorso, quantomeno dal punto di vista psicologico (e non è poco!!).
Giusto l'altro giorno in attesa presso ambulatorio per il post vaccino della topina, mi ritrovo a condividere quei 40 minuti con una mamma e la sua bambina, una mamma che dopo poche parole scambiate mi ha confidato con un candore che in parte le ho invidiato, che sua figlia fosse frutto di un miracoloso tentativo, riuscito, di PMA. E' come se per un attimo la sua storia fosse la mia storia, come se le sue paure fossero le mie e viceversa. Ed entrambe ci siamo confidate la solitudine di quel percorso, il disagio psicologico ed emotivo e la non condivisione con le altre coppie e persone che incontravamo negli ambulatori o nelle cliniche.


Facile direte, voi ci siete riuscite, ma non è così, cosa vai a raccontare a chi ancora si bombarda ogni mese di ormoni e speranze?! Niente, io non voglio raccontare niente, non voglio "vendere" speranza ed ottimismo a basso costo, vorrei solo dare sostegno, per quello che può valere.
Le lacrime di una sono le lacrime di tutte e sinceramente se ripenso a noi, alla nostra storia, sarebbe stato bello poterla condividere con chi capiva il nostro stato d'animo, indipendentemente dai risultati.


Nessuna coppia che ha intrapreso un percorso di PMA diventa genitori per caso purtroppo.

lunedì 12 giugno 2017

Mamme che amano di più

Fin da quando abbiamo iniziato la ricerca di un figlio ho sempre saputo che l'avrei amato, incondizionatamente, per tutta la vita. E fin qui niente di strano, l'amore di una mamma per suo figlio, ci mancherebbe se così non fosse.
Quando i mesi passavano e la mia (nostra!) speranza si sgretolava puntuale come un orologio svizzero ho iniziato ad amare ancora di più quel figlio che non c'era, che si faceva attendere e che mi faceva prendere le distanze da ogni pancia vicina e lontana. Amavo ovviamente l'idea di essere mamma, non si può infatti amare chi non c'è.
Tra lacrime e speranze, esami e preghiere, ho capito che quest'attesa mi stava rendendo più consapevole, migliore in qualche modo, anche se emotivamente e psicologicamente devastata; sarei stata una persona migliore per quel figlio che tanto desideravo. Me lo sono sempre chiesta e forse una vera risposta non l'ho mai trovata: ma le mamme che attendono, aspettano, soffrono e sperano, sono forse mamme migliori?
Ho sempre pensato che nella vita tutto ciò che è stato sofferto e desiderato sia poi apprezzato e vissuto nel migliore dei modi, molto di più rispetto a qualsiasi altra cosa che si ottiene senza grandi sforzi. Non me ne vogliano la mamme "più fortunate" che hanno avuto l'immenso dono di avere un figlio quando e come hanno voluto, ma per noi "meno fortunate" è diverso. Per tutte coloro che hanno vissuto la maternità come un percorso ad ostacoli, in salita, più o meno lungo, sofferto e doloroso, un figlio è molto di più. Un figlio è un miracolo!
Non c'è giorno in cui non guardo mia figlia ed in cui non ripenso al mio percorso, anche quando ho creduto di non farcela, quando ero e sono stanca, ripenso a tutto quello che ho fatto.
Ripenso alle visite, alle indagini, ai risultati delle analisi, ai mille aghi che tanto mi terrorizzano, ai medici, alle notti insonni, alla stanchezza e ripenso a quanto la mia vita sia diversa ora che c'è lei, ora che ogni giorno amo quel figlio che finalmente la vita ha voluto donarci.
Non mi reputo migliore delle altre mamme, per carità...sono forse più attenta, consapevole, paranoica, paziente, affettuosa? So che sono e mi sento diversa.



venerdì 9 giugno 2017

Qualcosa che non va

E così eccomi qua, mi sono decisa a parlare, a parlare di me, della vita che vorrei, a parlare di quei bilanci che tutti sono bravi a fare, tranne me. I bilanci li faccio, eccome, ma non mi piace mai il risultato.
33 anni (alla soglia dei 34 veramente) un lavoro, una casa, un compagno da 10 anni ed una splendida bambina. Cosa c'è che non va? Me lo chiedo ogni giorno, nella speranza che la risposta sia diversa, ma la risposta è sempre uguale ed io la conosco benissimo.
Devo fare ogni volta un passo indietro per ricercare nuovamente le origini di quel qualcosa che non va: 3 anni fa decidiamo di provare ad avere un bambino, c'era tutto, la casa, il lavoro (che era tornato) e soprattutto l'età. Ecco bene, ci siamo fermati al PROVARE. Mesi di prove, tentativi mirati, stick e meccanismi che toglievano tanta tanta spontaneità al rapporto di coppia.
Uno strano companello di allarme per quel qualcosa che non succedeva, figurati, una catastrofista come me, ho iniziato ad immaginare di tutto.
E così iniziano i primi esami, le prime analisi, le prime ansie, le aspettative, i sospiri e quel senso di peso sul petto che non mi ha mai più lasciato. Approdiamo così nel "fantastico" mondo della PMA fatto di farmaci e speranze, di preghiere e lacrime, di dolore e non accettazione. Eh sì perché tanto non accetterai mai di essere finita lì, proprio tu, a cercare di avere la cosa naturalmente più ovvia, la cosa che a molti riesce anche per sbaglio: una gravidanza. E' curioso, si passa parte della propria vita a cercare di non avere figli per poi ritrovarsi a volerne uno con tutta l'anima e non averlo.
E questo è quello che è successo a me, a noi. Ho vissuto tra la determinazione e la disperazione, ogni giorno cercando di convincermi che una vita senza figli non l'avrei accettata, no, non l'avrei voluta.
Non so se è stata la determinazione, la disperazione o la fortuna, ma quella gravidanza è arrivata.
Inutile cercare di immaginare la paura, paura che sovrastava la gioia, giorno dopo giorno, fino a che non l'ho tenuta tra le braccia. Ancora oggi, a distanza di mesi guardo mia figlia che reputo un dono, penso "ma se madre natura non ha voluto che io diventassi madre ed è dovuta intervenire Mamma Scienza, un motivo ci sarà?" In fondo è così, Madre Natura fa selezione naturale ed io con la mia gravidanza, la mia maternità mi sento come se avessi sovvertito queste leggi, se avessi forzato qualcosa di più grande di me.
Non si può spiegare il desiderio di maternità disatteso, non si può spiegare cosa significhi convivere con la consapevolezza che un altro figlio significherebbe un altro doloroso percorso, un altro tentativo di forzare le leggi di Madre Natura. Convivere con la frase dei medici "Con questi valori una gravidanza naturale è molto molto difficile" convivere ogni mese con una speranza che si sgretola puntuale come un orologio svizzero.
"Ma tu una bimba ce l'hai" è quello che mi ripeto, è quello che mi ripete Lui che prende le cose diversamente, che vive la vita diversamente, talmente diversamente che sembra che la nostra non sia manco la stessa vita. Così è. Devo metabolizzare mi dico, devo essere felice di quello che ho, DEVO imparare ad essere felice. A 33 anni devo imparare, devo imparare tante cose, ma la prima è quella di imparare ad essere felice.