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lunedì 12 giugno 2017

Mamme che amano di più

Fin da quando abbiamo iniziato la ricerca di un figlio ho sempre saputo che l'avrei amato, incondizionatamente, per tutta la vita. E fin qui niente di strano, l'amore di una mamma per suo figlio, ci mancherebbe se così non fosse.
Quando i mesi passavano e la mia (nostra!) speranza si sgretolava puntuale come un orologio svizzero ho iniziato ad amare ancora di più quel figlio che non c'era, che si faceva attendere e che mi faceva prendere le distanze da ogni pancia vicina e lontana. Amavo ovviamente l'idea di essere mamma, non si può infatti amare chi non c'è.
Tra lacrime e speranze, esami e preghiere, ho capito che quest'attesa mi stava rendendo più consapevole, migliore in qualche modo, anche se emotivamente e psicologicamente devastata; sarei stata una persona migliore per quel figlio che tanto desideravo. Me lo sono sempre chiesta e forse una vera risposta non l'ho mai trovata: ma le mamme che attendono, aspettano, soffrono e sperano, sono forse mamme migliori?
Ho sempre pensato che nella vita tutto ciò che è stato sofferto e desiderato sia poi apprezzato e vissuto nel migliore dei modi, molto di più rispetto a qualsiasi altra cosa che si ottiene senza grandi sforzi. Non me ne vogliano la mamme "più fortunate" che hanno avuto l'immenso dono di avere un figlio quando e come hanno voluto, ma per noi "meno fortunate" è diverso. Per tutte coloro che hanno vissuto la maternità come un percorso ad ostacoli, in salita, più o meno lungo, sofferto e doloroso, un figlio è molto di più. Un figlio è un miracolo!
Non c'è giorno in cui non guardo mia figlia ed in cui non ripenso al mio percorso, anche quando ho creduto di non farcela, quando ero e sono stanca, ripenso a tutto quello che ho fatto.
Ripenso alle visite, alle indagini, ai risultati delle analisi, ai mille aghi che tanto mi terrorizzano, ai medici, alle notti insonni, alla stanchezza e ripenso a quanto la mia vita sia diversa ora che c'è lei, ora che ogni giorno amo quel figlio che finalmente la vita ha voluto donarci.
Non mi reputo migliore delle altre mamme, per carità...sono forse più attenta, consapevole, paranoica, paziente, affettuosa? So che sono e mi sento diversa.



1 commento:

  1. Anche a me è capitato di sentirmi raccontare il percorso di persone che magari conosco appena di vista e senza che si fosse nepppure in argomento, così per il gusto di spettegolare. Beh l'ho trovata una cosa sgradevole ed indelicata.
    Non avrei voluto la stessa cosa, lo stesso chiacchiericcio, pettegolezzo puro misto a commiserazione e compassione.
    Anche quando è nata la topina abbiamo mantenuto la stessa linea, è mia figlia, una bambina amata e stradesiderata, ma fondamentalmente uguale a tutte le altre bimbe. Non vorrei mai che qualcuno si rivolgesse a lei spettegolando indicandola come il "frutto della scienza" o la figlia "di quelli che".
    In fondo poi, la maggior parte delle persone che fa figli mica ti racconta il come, quando e perché ha concepito;)
    Poi ci sono tutte quelle persone che scelgono di condividere il proprio percorso per alleggerire il peso e la sofferenza, non le giudico per carità, anzi hanno tutta la mia ammirazione per esser stati capaci dare maggior peso ed importanza al loro equilibrio anziché al pettegolezzo altrui.
    Poi si è vero bisogna trovarcisi, io ammetto di aver vissuto molto male tutto e per questo penso che non condividere con le persone che conosco mi aiuti a "dimenticare"

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