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lunedì 16 aprile 2018

Incinta, da lontano, con lo sguardo

No, non sono incinta, né da lontano, né da vicino, meno che mai con lo sguardo, purtroppo.

Del nostro percorso per avere un figlio ne abbiamo parlato con nessuno o quasi, un po' per pudore o riservatezza che dir si voglia, un po' per non solleticare quell'innata ed insana curiosità incline al pettegolezzo della gente. Gente che seppure non è toccata da quanto vivi e magari scegli di raccontare, chiede, deve sapere, con dovizia di particolari, risultando spesso, molto fastidiosa ed inopportuna.
Pertanto mi limito, talvolta, a dire che Topina si è fatta attendere e desiderare, se mi va e con chi mi va, se no nemmeno quello.

E qui, ci sono due reazioni, come se poi il come e perché si abbiano dei figli necessiti di ulteriori approfondimenti.

C'è chi ti racconta che Tizia e Caio hanno o hanno avuto problemi.
(Eccolo qua il pettegolezzo in tutta la sua pochezza)

E chi invece ti fa apparire la propria maternità come un evento privo di qualsiasi spiegazione logica, del tipo sono rimasta incinta ma non ho capito come, mio marito deve avermi fissato un secondo in più mentre lavavo i piatti.

Premettendo che continuare la conversazione su una gravidanza e sul come è avvenuta non ha nessun senso, a meno che le due persone non siano in confidenza, trovo di cattivo gusto la prima categoria di persone quanto la seconda. E non perché io sia sensibile all'argomento, semplicemente perché non bisogna per forza commentare.

Con questo non voglio dire che di PMA non si deve parlare, di PMA si DEVE parlare, ma non in questo modo. Se ne parla tanto, ma se ne parla male.
I centri pubblici e privati sono pieni di coppie, giovani e meno giovani, con 1000 e più motivi che li portano lì.
Non è un fatto da raccontare come se si parlasse del restauro della piazzetta di quartiere, specie se non si è coinvolti in prima persona.

Fa male, si soffre, ci si ammala per l'infertilità.
Ci sono coppie che scoppiano, equilibri che vacillano e legami distrutti.
Per carità, ci sono anche tanti tanti bambini che senza PMA non ci sarebbero, ma ci sono sempre e comunque tante lacrime e tanta sofferenza e non trovo giusta questa morbosità altrui.

Sono sempre stata una persona solare, socievole ma molto, molto discreta e questo nostro percorso mi ha reso ancora più sensibile e riservata, tanto con il mio vissuto quanto con quello altrui, che ho imparato a "maneggiare" con ancora più attenzione e tutela.
Ho capito che non sai mai chi hai davanti, che non sai mai cosa fa soffrire il tuo interlocutore e che certe considerazioni non si debbano e non si possano fare e soprattutto, qualunque sia la propria fortuna, non è giusto sbatterla in faccia al prossimo, perché la tua gioia più grande potrebbe essere il motivo per cui lui/lei sta consumando tutte le proprie lacrime.

Con questo non voglio dire che non bisogna gridare al mondo intero la propria felicità, specie se arriva dopo tanta sofferenza, ma il pettegolezzo e l'ostentazione vanno sempre evitati.

giovedì 12 aprile 2018

Il piano B

Sono sempre stata (e sarò sempre mi sa) una da PIANO B, C, D etc... Una persona che programmandosi l'impensabile, ha sempre programmato anche le vie d'uscita alternative all'impensabile. Praticamente tutto.

Fin quando non ho scoperto che l'unica cosa che davo per scontata e che credevo di aver programmato bene ha dato forfait: la maternità.

Era da un po' che ci pensavo, mi piaceva l'idea di diventare mamma, ma prima l'acquisto della casa, i lavori, i mobili, poi un paio di viaggetti a festeggiamento dei sacrifici fatti e poi Lui che perde il lavoro, quindi il nostro "Progetto Genitori" ha subito dei rinvii più o meno forzati, ma è sempre rimasto lì, in attesa del momento giusto (o quello che noi credevamo giusto).

Poi ci decidiamo, iniziamo a provarci, speranzosi, infondo non avevamo niente di apparente che non andasse, io puntuale e precisa ogni mese, Lui con tutto funzionante, ma il primo mese di tentativi non accade nulla, niente anche il secondo.
Decido di acquistare gli Stick Ovulazione, proprio perché ci voleva il piano B, ma niente accade nemmeno il terzo mese di tentativi mirati.
Inizio a farmi qualche domanda, lui meno, un po' perché gli uomini fanno meno paranoie per natura, un po' perché lui di indole si fa le domande solo strettamente necessarie e mi invita a tranquillizarmi che del Piano B non c'era bisogno.

Insisto.
Iniziamo con delle semplici visite di routine e controllo per me, che peraltro ho sempre fatto con cadenza annuale. Niente di fatto, tutto a posto.

Passiamo a lui. Un semplice spermiogramma per iniziare.
E qui arrivano i dolori, ancora ricordo quando prendemmo il risultato del primo spermiogramma...

Da qui comincia veramente la nostra ricerca di un figlio. Con la mia testardaggine, caparbietà e approccio scientifico, le analisi genetiche, le file negli ospedali, i camici bianchi, i ticket, i non-ticket e ci presentiamo pronti con tutto il papiro al centro per iniziare la nostra avventura PMA.

Siamo dei sine cause, io non ho nulla, Lui non ha nulla che giustifichi uno spermiogramma così disastrato, ma tant'è che iniziamo la terapie ormonale, lui per dopare i soldatini tre mesi prima, io per fare la Gallina dalle Uova d'oro. Protocollo Lungo. Si parte.

E che cavolo, il doppio delle punture, penso da agofobica, ma vabbè, si DEVE fare.
Stimolazione soft, il rischio di iperstimolo per me è alto, arrivo al pick up e prelevano 5 ovociti (ed io che mi sentivo scoppiare) Una miseria, paragonata alla mia vicina di letto che ne aveva 15!

Non ce la faremo mai, mi ripeto, ma sto figlio io lo voglio con tutta me stessa.

Arriviamo al transfer di una sola blastocisti, le altre si sono fermate la mattina stessa, seppure di ottima qualità.
Iniziano i dolori poche ore dopo il transfer, 10 giorni di pianti e disperazione più assoluta, con quelle maledette iniezioni di Prontogest che non mi facevano sedere senza fare "Ahi"
Test, beta presenti ma deboli...iniziano le perdite, il medico che mi avvisa potrebbe trattarsi di un aborto in corso e che non si può fare altro che aspettare. Io che sembro drogata, ipnotizzata, sono il fantasma di me stessa, passo i giorni a casa, da sola, tra piangere, dormire e a guardare una serie di tv di una famiglia americana che ha 19 figli!

9 mesi dopo arrivare una palla di ciccia che ci ha cambiato la vita per sempre e per la quale ringrazio ogni giorno di essere caparbia, testarda e insistente. Sono felice di averci creduto, sperato poco devo dire, ma ripensandoci con il senno del poi avrei gestito tutto diversamente.

Chissenefrega dei mobili, dei viaggi, avremmo dovuto iniziare prima, non aspettare i 30.
Le cose sarebbero andate diversamente?
Avrei avuto Topina prima?
O forse non l'avrei avuta?

Non lo so, non lo saprò mai.
Ma sono convinta che il piano B sia sempre doveroso.


martedì 10 aprile 2018

Racconto d'inverno

Ormai abbiamo archiviato la fase maglioni e coperte, con mio sommo dispiacere, quest'anno li lascio a malincuore, coprivano così bene il mio stato d'animo.

È trascorso il terzo mese di tentativi mirati con gli stick canadesi e l'ultimo ciclo è stato più che una semplice delusione. Sarà perché per la prima volta ho beccato due giorni strapositivi degli stick, incrociati con la temperatura, sarà che mi sentivo positiva, sarà che da cercatrice ci spero sempre tutti i mesi, sarà che mi risuonano le parole della dottoressa che ci ha dato "non è impossibile una gravidanza naturale" ... Sarà che invece poi sono arrivate le mestruazioni e la batosta è stata un pochino più forte delle altre volte, pure più di quando non avevo ancora Topina.
Eh sì, perché fino ad ottobre, quando torneremo al centro per la pma, io nel miracolo della natura ci spero sempre, ma ci credo sempre meno.

D'altra parte quando guardo Topina mi convinco che tanta perfezione e meraviglia non ci potrà essere regalata una seconda volta. Nel grande dolore dell'infertilità, siamo stati fortunati, molto fortunati, una meravigliosa bambina al primo tentativo, una gravidanza bellissima, un parto un po' problematico ma questa è un'altra storia.

Mi chiedo spesso se non mi ci stia fissando troppo e se al contempo sia un'ingrata per quanto avuto e se comunque sia giusto cercare così caparbiamente un altro figlio.

I miei pensieri sono rimasti gli stessi di quando cercavo Topina e l'esser diventata finalmente mamma non ha cambiato minimamente le cose.
Sono e mi sento diversa dalle  donne che hanno avuto i loro figli come natura prevede, non c'è niente da fare. È come se mi mancasse qualcosa, che poi in realtà non manca, poiché siamo dei sine causa, ovvero dei "condannati" senza un processo e con una potenziale sentenza.

Abbiamo dei numeri, discreti, non ottimi, sicuramente migliori di quando abbiamo cominciato, ma a quanto pare non sufficienti a metterci pancia e cuore in pace.
E così ti rendi conto che il tempo ti sfugge dalle mani, come se stessi giocando ogni mese ad un gioco in cui hai veramente poche possibilità di vincere, ma ci investi comunque  sempre tante energie e speranze.

Com'e la vita delle coppie che non cercano figli o che stanno bene con uno solo, con nessuno?

Sento il desiderio di diventare mamma ancora una volta molto molto forte, lo sento per me, lo sento per noi e soprattutto per Topina, che vorrei conoscesse la gioia di un fratellino o sorellina.