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lunedì 3 febbraio 2020

Il valore della parola

Riesco ad organizzarmi ogni tanto per leggere e commentare i post altrui, molto meno per scriverne uno mio. Scrivere presuppone avere tempo per concentrarsi ed io ne ho sempre meno e quando mi concentro per qualcos'altro che non sia i bambini ultimamente mi viene sonno. Ma va benissimo così.

Certe volte mi sembra di rivivere sempre le stesse situazioni, ma con personaggi e dinamiche differenti, stesso filo logico però. Non posso fare a meno di chiedermi se questo non sia ciò che accadeva a scuola quando, quando non si capiva qualcosa, veniva rispiegato più volte in modo diverso, ma per arrivare sempre allo stesso punto.
Devo capire qualcosa? Qualcuno mi sta rispiegando le stesse cose???

E così, per l'ennesima volta, mi ritrovo a fare i conti con le stesse situazioni, viste e riviste, interpretate reinterpretate (a sto punto mi sa interpretate male, se no non si spiega proprio questo ripetersi ciclico). Cambiano le persone e i fatti ma il senso è sempre quello. Mi ritrovo così, come una deficiente (sì sì, mai termine fu più calzante) a tirare le somme, a perdermi in riflessioni sul valore della parola e sull'amicizia. Cose impegnative si direbbe per una che non ha tempo manco di respirare, eppure tant'è...

E così, superati i 35 anni, ci ricasco, ancora, con tutte le scarpe come si dice in questi casi, ricado su un'amicizia che credevo sincera, inciampando su una grossa delusione, aggrappandomi alla convinzione che certe cose proprio non si fanno, ma mentre mi aggrappo mi rendo conto che è solo la mia convinzione, infatti cado e mi sento dire pure che sono caduta perché sono poco flessibile nel capire l'altro.

Non c'è molto da aggiungere, se non il fatto che ci si resta male, ci si sta male, esattamente come quando alle elementari la tua "amica del cuore" che stava al banco con te, il giorno dopo manco ti saluta più, perché l'altra amichetta nuova ha le figurine che tu non hai.
Oggi non sono figurine, ma poco importa, la sostanza è la stessa.
Alle elementari ci piangevo, ora boh, rimani tra lo stordito e il rimbambito, ci pensi e ci ripensi, ti convinci che non hai bisogno di chi ti tratta così, ma ciò non toglie che ci stai male.

Non so se ammirare o no la capacità delle persone di cambiare idea in un nanosecondo, quella di calpestare tutto e tutti per sistemarsi le cose al meglio. Confesso che avrei sempre voluto farlo, avere quella leggerezza di coscienza, quella faccia tosta di dire "scusa eh ma non potevo fare diversamente" Non ci riesco mannaggia a me.

Non so cosa insegnare ai miei figli, da quale parte stare, se credere o meno nelle persone o se guardare se stessi che tanto qualcuno che li seguirà lo troveranno senz'altro nella vita.

Niente di irreparabile per carità, però un'amica che ti snobba per il (presunto) fidanzato nuovo delude, a 10 anni come a 36. Ci si rimane male. Ci si dà della cretina per aver investito tempo ed energie con chi probabilmente era tale in quel momento perché aspettava il treno migliore. E poi quel treno è arrivato. Non ho voglia di parlarle, uno scambio di messaggi è più che sufficiente. Superficiale direte, superficiale come tutto questo dico io.

Le aspettative sono sempre state un punto debole, il mio punto debole. Ci devo lavorare, quando avrò tempo, forse, prima o poi.
Nel frattempo faccio bilanci, introspezioni varie, con lo sguardo triste verso l'amicizia e ne deduco che siamo tutti conoscenti.



1 commento:

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