E così eccomi qua, mi sono decisa a parlare, a parlare di me, della vita che vorrei, a parlare di quei bilanci che tutti sono bravi a fare, tranne me. I bilanci li faccio, eccome, ma non mi piace mai il risultato.
33 anni (alla soglia dei 34 veramente) un lavoro, una casa, un compagno da 10 anni ed una splendida bambina. Cosa c'è che non va? Me lo chiedo ogni giorno, nella speranza che la risposta sia diversa, ma la risposta è sempre uguale ed io la conosco benissimo.
Devo fare ogni volta un passo indietro per ricercare nuovamente le origini di quel qualcosa che non va: 3 anni fa decidiamo di provare ad avere un bambino, c'era tutto, la casa, il lavoro (che era tornato) e soprattutto l'età. Ecco bene, ci siamo fermati al PROVARE. Mesi di prove, tentativi mirati, stick e meccanismi che toglievano tanta tanta spontaneità al rapporto di coppia.
Uno strano companello di allarme per quel qualcosa che non succedeva, figurati, una catastrofista come me, ho iniziato ad immaginare di tutto.
E così iniziano i primi esami, le prime analisi, le prime ansie, le aspettative, i sospiri e quel senso di peso sul petto che non mi ha mai più lasciato. Approdiamo così nel "fantastico" mondo della PMA fatto di farmaci e speranze, di preghiere e lacrime, di dolore e non accettazione. Eh sì perché tanto non accetterai mai di essere finita lì, proprio tu, a cercare di avere la cosa naturalmente più ovvia, la cosa che a molti riesce anche per sbaglio: una gravidanza. E' curioso, si passa parte della propria vita a cercare di non avere figli per poi ritrovarsi a volerne uno con tutta l'anima e non averlo.
E questo è quello che è successo a me, a noi. Ho vissuto tra la determinazione e la disperazione, ogni giorno cercando di convincermi che una vita senza figli non l'avrei accettata, no, non l'avrei voluta.
Non so se è stata la determinazione, la disperazione o la fortuna, ma quella gravidanza è arrivata.
Inutile cercare di immaginare la paura, paura che sovrastava la gioia, giorno dopo giorno, fino a che non l'ho tenuta tra le braccia. Ancora oggi, a distanza di mesi guardo mia figlia che reputo un dono, penso "ma se madre natura non ha voluto che io diventassi madre ed è dovuta intervenire Mamma Scienza, un motivo ci sarà?" In fondo è così, Madre Natura fa selezione naturale ed io con la mia gravidanza, la mia maternità mi sento come se avessi sovvertito queste leggi, se avessi forzato qualcosa di più grande di me.
Non si può spiegare il desiderio di maternità disatteso, non si può spiegare cosa significhi convivere con la consapevolezza che un altro figlio significherebbe un altro doloroso percorso, un altro tentativo di forzare le leggi di Madre Natura. Convivere con la frase dei medici "Con questi valori una gravidanza naturale è molto molto difficile" convivere ogni mese con una speranza che si sgretola puntuale come un orologio svizzero.
"Ma tu una bimba ce l'hai" è quello che mi ripeto, è quello che mi ripete Lui che prende le cose diversamente, che vive la vita diversamente, talmente diversamente che sembra che la nostra non sia manco la stessa vita. Così è. Devo metabolizzare mi dico, devo essere felice di quello che ho, DEVO imparare ad essere felice. A 33 anni devo imparare, devo imparare tante cose, ma la prima è quella di imparare ad essere felice.
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